“Chi ti ama, ti rispetta”. Una frase semplice per un concetto che, oggi, risulta invece altamente complesso. Rispetto e amore. Due sentimenti che dovrebbero viaggiare insieme senza lasciarsi mai. Senza ricatti, senza percosse. Senza coinvolgere gli occhi di bimbi spauriti. Senza le lacrime, i lividi, le minacce, le sirene delle forze dell’ordine, le urla dei vicini, i pianti strozzati e le tante parole non dette.
E’ con questo scopo che, anche a Vercelli, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne celebrata il 25 novembre, è stata indetta una manifestazione per dire “basta” all’amore mascherato da ossessione. L’appuntamento sarà per martedì 29 novembre in piazza Cavour, mentre stasera (venerdì per chi legge – ndr) al Teatro Civico andrà in scena lo spettacolo “L’inferno non esiste” di Laura Lattuada voluto dai club service bicciolani.Un tale dramma non si esaurisce, però, solo in una giornata – sottolinea Paola Montano, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Vercelli – La nostra amministrazione sta lavorando molto su questo fronte in sinergia con diversi Enti ed associazioni del territorio perché la strada da fare per combattere questo triste fenomeno è ancora lunga».
Secondo l’Istat una donna su tre è vittima di violenza «ma la cifra è addirittura sottostimata – prosegue Montano – Diverse mogli trovano il coraggio di uscire allo scoperto e si informano nei nostri uffici ritrattando poi però le accuse o non approfondendo il percorso di recupero. E’ un dramma nel dramma. Esserci, far sentire forte a queste persone la nostra presenza, è l’unico modo essere davvero loro d’aiuto».
Prevenire e proteggere: queste le parole d’ordine per fermare stalking, botte e femminicidi. «Nei mesi scorsi come Comune abbiamo presentato un progetto che ha già passato la prima selezione in cui è prevista la presa in carico anche dei figli di donne vittime di violenza – dice ancora l’assessore – Purtroppo anche quella dei minori è una problematica seria e spinosa – Sempre nella medesima iniziativa è compresa pure l’assistenza alle signore che hanno subito soprusi ma altresì ai loro carnefici. Con l’aiuto del Sispe viene poi fornito un sostegno all’autonomia per offrire formazione professionale. Molto utili per i piccoli sono pure i Gruppi di Parola: ne verrà creato uno ad hoc».
Sono solamente quattro le donne attualmente in carico ai Servizi sociali con percorso personalizzato. «Ci tengo a sfatare il tabù degli assistenti sociali perché, a mio avviso, c’è molta disinformazione su questo fronte – ribadisce Montano – Gli assistenti sociali non hanno il ruolo di togliere i figli alle madri vittime di violenza, anzi. Lo scopo è quello di proteggerle e di aiutarle; solo avendo il coraggio di denunciare i soprusi si potrà mettere un freno ad un fenomeno tristemente dilagante. Vercelli, in quanto Centro Anti Violenza riconosciuto dalla Regione, ha, inoltre, due alloggi protetti con indirizzo segreto proprio per salvaguardare quante hanno detto “basta”».
E sul “dopo” denuncia il ruolo dell’Associazione Dodici Dicembre Onlus con il suo CAAVV (Centro Ascolto Anti Violenza Vercellese) è sicuramente in prima linea. «Di lavoro in città ce n’è ancora tanto da fare sia per spronare le vittime ad uscire allo scoperto, sia per aiutare quante sono riuscite a compiere questo importante passo – spiegano Gianni Paronuzzi Ticco e Barbara Scalo, rispettivamente presidente e vice della Onlus – Una settimana sì e una no riceviamo una nuova richiesta di aiuto telefonica. A questa segue un colloquio personalizzato, ma non sempre poi l’utente decide di proseguire nel percorso assistito, anzi. Il nocciolo del dramma sta proprio qui. Noi non possiamo ma, soprattutto, non vogliamo forzare nessuno a compiere questo passo – rivelano ancora i responsabili del Caavv – deve essere un’azione spontanea e fortemente sentita. Spesso le donne che subiscono violenza hanno alle spalle esperienze famigliari simili».
Contrariamente a quanto si possa pensare, le donne che si ribellano al sistema di soprusi hanno perlopiù tra i 40 ed i 60 anni: «Le ragazze più giovani tendono a “giustificare” maggiormente i loro partner o hanno meno coscienza del fenomeno – dicono Paronuzzi e Scalo – Anche le straniere stanno iniziando ad interpellarci. Seguiamo in particolare una senegalese ed un’altra ragazza di origini africane. Se, però, è già difficile fare denuncia per le italiane figuriamoci per quante non sono originarie del nostro Paese».
Ecco perché, anche per l’anno prossimo, Dodici Dicembre riproporrà degli incontri di gruppo per un massimo di 12 persone che tanto successo hanno ottenuto nel 2016: « Assieme ad una psicologa ci troviamo per ricostruire l’autostima delle donne vittime di violenza – spiegano i volontari – Il percorso sarà annuale con appuntamenti settimanali; la condivisione del dramma aiuta a combatterlo, a sentirsi meno sole, a farsi forza».
Perché, purtroppo, non si smette mai di avere l’anima a pezzi nemmeno dopo vent’anni aver subito i traumi: «Le cicatrici restano – concludono i responsabili del Centro – Parlare, far sapere alla cittadinanza che esiste una via d’uscita è l’unico modo per arginare questo dramma. Dobbiamo fare rete tutti insieme perché l’unione fa la forza e se è vero che l’intento da parte delle Istituzioni c’è è altrettanto indiscutibile che il lavoro da fare è ancora moltissimo».
Dire “basta”, però, è possibile e in città lo si può fare in diversi modi:
– Chiamando il 112 o il 113 (Carabinieri e Polizia)
– Il numero gratuito nazionale 1522 Dipartimento delle Pari Opportunità
– Il Centro Antiviolenza – Comune di Vercelli Politiche Sociali (Piazza del Municipio 5) – 3666910742
– Il CAAVV di corso Libertà 72 al 3381515762
– L’Asl: 0161593149-593647 (piastra ambulatoriale); ospedale: 0161-593503
Michela Trada